Riceviamo ed ospitiamo due comunicati aventi oggetto la gestione dei fondi del F.U.S. da parte della Compagnia Italiana di Prosa e del Premio Scenario.
"Il Ministero dei Beni e delle Attività Culturali ha reso nota ieri la decisione di non ammettere al Fondo Unico Spettacolo per il prossimo triennio alcune piccole compagnie teatrali di qualità e indipendenti tra cui la nostra. Dopo 12 anni di collaborazione con il Ministero e dopo aver condiviso i programmi artistici e aver avuto più volte manifestazioni di stima e di apprezzamento da parte dei dirigenti e dei funzionari per la qualità artistica degli spettacoli e per la trasparenza economica dei bilanci, improvvisamente la nuova commissione decide che “non siamo più degni”. La tournè di teatro per le scuole in Italia, che ha coinvolto migliaia di ragazzi tra i 13 e i 18 anni, la delicata e faticosa opera di diffusione dei grandi classici nelle scuole, i docenti che da vent’anni ci seguono e ci apprezzano, finirà o sarà fortemente limitata alle città legate ad un incasso economico certo. Il nostro lav oro prevedeva l’offerta degli spettacoli anche in centri minori e in situazioni periferiche, e quasi il 20% degli studenti godeva di ingressi omaggi perché disabili, stranieri, o appartenenti a famiglie in disagio economico. Tutto questo era possibile per l’appoggio economico piccolo ma essenziale che il Ministero ci “concedeva” da oltre 12 anni.
Un pezzo della nostra storia termina qui. Il nostro faticoso ma meraviglioso lavoro di compagnia in tournè tra le montagne dell’Abruzzo, la Basilicata e il Friuli subisce oggi un duro colpo. Le motiivazioni di esclusione la commissione non le rende note. Altri gruppi forse più “appoggiati”, non certo più meritevoli, hanno visto lievitare il loro contributo ministeriale. La Compagnia Italiana di Prosa con i suoi attori e con i suoi tecnici è stata tagliata come un ramo secco e senza possibilità di continuare l’attività. Prendiamo atto di questa situazione e firmiamo oggi stesso le lettere di licenziamento di tutto il personale in servizio (operai e dirigenti, artisti e tecnici… noi siamo tutte “persone”, abbiamo tutti lo stesso valore e condividiamo la stessa sorte). Per ora non ci sono più i termini di poter operare con continuità e quindi non possiamo permetterci di pagarci gli stipendi e i contributi. Troveremo soluzioni? Non lo so. Non siamo metalmeccanici iscritti alla CGL, non siamo classe dirigente, non siamo niente e perciò nessuno apre tavoli di contrattazione con noi. Siamo artisti e non servi, siamo tecnici di palcoscenico e non impiegati statali, siamo individui non categorie, persone non classi sociali. Al telefono i funzionari ministeriali di riferimento del settore prosa e pagati da cittadini neanche ci rispondono.
Ci eravamo rialzati dopo il difficile periodo della malattia di Saverio Soldani che ci aveva messo in grande apprensione e in grande difficoltà a marzo 2015; avevamo rimesso in piedi la squadra per “traghettare” la compagnia verso il futuro e accolto giovani forze con noi. Ora lo Stato, Roma Ladrona, Mafia Capitale, Firenze la bella, Bologna la dotta, Genova la Rossa e chissà chi altro, hanno deciso che noi non siamo degni di continuare il nostro lavoro. Lo hanno deciso quei 5 membri della commissione, quelli intelligenti, quelli che hanno studiato al Dams, quelli che non hanno mai scaricato il furgone con le scenografie, quelli che non hanno mai imparato a memoria due ore di meravigliose parole scritte da Pirandello, quelli che non sono capaci di incantare il pubblico ed emozionarlo ma che sono esperti di “convegni” sul teatro, di chiacchiere sul teatro, di giudizi sul teatro: sono gli “esperti” che danno i voti, che non fanno il teatro ma lo insegnano nelle università. Lì non guadagnano sui biglietti d’ingresso…lì gli stipendi sono fissi. E sono alti.
E dopo 20 anni e quasi 2000 rappresentazioni la nostra storia finisce qui. Va’ folle mondo."
La Compagnia Italiana di Prosa - Genova
www.lacompagniaitalianadiprosa.it
"Scenario è stato escluso dai contributi ministeriali per un vizio formale che, secondo l’interpretazione dell’Ufficio Attività di Teatro, ne ha pregiudicato l’ammissibilità. Pertanto il progetto Scenario non è stato portato alla valutazione della Commissione Consultiva per la Prosa. L’Associazione Scenario, che aveva intrapreso le necessarie consultazioni prima di inoltrare la propria domanda di contributo, ritiene che le ragioni dell’esclusione meritino una riflessione sull’interpretazione di un decreto che entra in contraddizione con una delle zone più dinamiche del sistema teatrale italiano. Alle ragioni addotte, ovvero la doppia istanza (essendo l’Associazione Scenario formata da soci percettori di contributi) e la cumulabilità del contributo, Scenario ha opposto le seguenti obiezioni:
- L’Associazione Scenario è un soggetto giuridico autonomo, e i suoi soci non intervengono alle attività dell’Associazione con contributi FUS
- I soci di Scenario che sono percettori di contributo FUS si impegnano alla non cumulabilità dei contributi FUS, e pertanto ogni impegno economico relativo a Scenario non sarà oggetto di rendicontazione ai fini del contributo FUS singolarmente percepito
- Il contributo FUS di Scenario, come da progetto inviato, è relativo alle sole attività poste in essere dall’Associazione
- L’Associazione Scenario non eroga contributo derivante dal FUS ai propri associati
Il Premio Scenario non è un semplice concorso, non si limita a valutare e premiare nuovi progetti di teatro, ma svolge un ruolo di monitoraggio e sostegno delle giovani generazioni teatrali che, in 28 anni di attività, ha coinvolto circa 3.500 progetti, ovverossia 18.000 giovani artisti, tecnici, organizzatori (ma la cifra è sicuramente per difetto), ai quali il Premio ha dedicato inoltre un importante lavoro statistico, che ha permesso di raggiungere una popolazione teatrale diversamente non riconosciuta né testata.
Senza il Premio Scenario il teatro italiano non avrebbe conosciuto Emma Dante, Babilonia Teatri, Anagoor, Teatro Sotterraneo, Carullo Minasi, Marta Cuscunà, Fratelli Dalla Via, Interno Enki... ma l'elenco potrebbe continuare coinvolgendo pressoché tutti i nomi che formano il panorama della ricerca: tutti sono passati da Scenario! Nell'assenza di progetti analoghi portati avanti da enti pubblici a livello nazionale.
E senza Scenario non sarà possibile conoscere gli artisti che potrebbero in futuro raccogliere il testimone del nuovo. Lo scriviamo senza enfasi e in tutta consapevolezza.
Chiudere l'esperienza di Scenario significherebbe inoltre privare l'Associazione Parenti delle Vittime della Strage di Ustica di un percorso condiviso (e impossibile da portare avanti diversamente) che sollecita i giovani artisti a misurarsi con i temi dell'impegno civile e della memoria, contribuendo allo straordinario progetto nato attorno al Museo della Memoria di Ustica, dove vengono presentati i lavori del percorso Premio Scenario per Ustica. Il ruolo unico rivestito da Scenario è stato possibile grazie al coinvolgimento di soggetti teatrali che hanno investito sul progetto, non ricevendo contributi da esso, ma al contrario esprimendo economie, lavoro, impegno, sempre a titolo volontario. Il nostro dialogo con la Direzione Generale dello Spettacolo del Mibact vuole essere costruttivo: occorre trovare insieme una soluzione che assicuri a Scenario il sostegno che merita. La situazione di Scenario è già precaria, e il mancato riconoscimento lo mette a grave rischio di sopravvivenza, cosa che rappresenterebbe un trauma per l'intero settore e non potrebbe essere compresa, a fronte di 28 anni di attività continuativa. Occorre individuare una soluzione possibile che non metta in discussione la formula associativa esistente e fondante. A settembre l’Assemblea dei Soci di Scenario si riunirà per comprendere la sostenibilità del proprio progetto e per decidere le eventuali azioni da intraprendere."
Per l’Associazione Scenario,
Cristina Valenti, Stefano Cipiciani
Bologna-Perugia, 30 luglio 2015